Chiese e cappelle
Le chiese e le cappelle costituiscono e contengono un patrimonio artistico ed architettonico di notevole interesse: caratteristici campanili, retables barocchi (mostre d’altare), affreschi del XV secolo, sculture ed intagli lignei policromati, fonti battesimali ed intagli lapidei, arredi di pregio.
La presenza di questo ricco patrimonio artistico – testimonianza della profonda devozione popolare della gente di montagna e della storia del paese e dell’Alta Valle Susa per molti secoli legata al Delfinato ed al Regno di Francia – offre occasioni di abbinare brevi passeggiate con la scoperta di veri e propri tesori alpini inseriti in un contesto ambientale di grande bellezza.
Le chiese parrocchiali sono di norma aperte ed accessibili; per la visita delle cappelle affrescate e maggiori informazioni si invita a contattare l’Ufficio del Turismo al numero 0122 99032 o all’indirizzo mail info.bardonecchia@turismotorino.org
Chiesa Parrocchiale di Sant’Ippolito
La chiesa è situata nel Borgo Vecchio sulla Piazza Mons. Bellando ed è stata ricostruita tra il 1826 ed il 1829 nella medesima area su cui sorgeva la primitiva chiesa romanica denominata Santa Maria “ad lacum” crollata nel 1806.
Dell’antico edificio si conserva sulla fiancata sinistra il campanile romanico (risparmiato per limitare le spese di demolizione), che presenta archetti pensili, una successione di bifore con colonnina e capitello a stampella e un tetto con una copertura di “lose” sormontato da una croce sorretta da una sfera di metallo; la sua campana fu trasferita nel campanile principale, costruito sulla destra, a base quadrata e con cupolino a “cipolla”.
L’attuale chiesa, quindi, si distingue per la singolare presenza di due campanili; è a pianta rettangolare con navata unica di 4 campate rettangolari, presbiterio anch’esso rettangolare ed abside semicircolare.
L’interno conserva importanti testimonianze di scultura e intaglio.
Il retable dell’altare maggiore è ascrivibile allo stile di Jacques Jesse di Embrun, attivo in Alta Valle nell’ultimo quarto del Seicento. La struttura presenta quattro colonne tortili con tralcio di vite e rilievo e due nicchie laterali contenenti le statue di Sant’Ippolito e San Giorgio. Il dipinto centrale raffigurante la Madonna col Bambino, Sant’Ippolito e San Giorgio, è attribuibile alla bottega dei Dufour, originari di Saint Michel de Maurienne.
Il retable ingloba, in basso, una predella scolpita a bassorilievo e dipinta, datata alla seconda metà del XV secolo e attribuita ad un artista affine alla bottega dei Serra di Pinerolo. In essa è raffigurata al centro l’ultima cena, affiancata a sinistra dalla preghiera di Cristo nel Gestemani e a destra dalla cattura di Gesù.
Sul presbiterio si conserva un’altra straordinaria opera di intaglio, il coro ligneo acquistato da don Vachet nel 1829 dall’abbazia di Novalesa e realizzato tra il 1435 e il 1440 da un anonimo maestro savoiardo. Il complesso, purtroppo decurtato, si compone di 16 stalli a cella sovrastati da un baldacchino con le figure policrome degli apostoli che presentano gli articoli del Credo e dei profeti che recano le relative concordanze nell’Antico Testamento, inframmezzate da elementi animali e vegetali.
Interessanti anche il fonte battesimale in marmo grigio-rosa del Melezet, decorato con gli stemmi di Francia, del Delfinato e dei De Bardonnéche e realizzato da Jean Roude Gros di Melezet nel 1573, l’anconetta della Vergine e il San Sebastiano datati alla fine del XV secolo e l’altare transetto destro del XVII sec.
A lato del campanile romanico si trova un edificio ricco di valore al suo interno: la “sala degli stemmi”, un salone affrescato con gli stemmi delle famiglie gentilizie di Bardonecchia.
Sulla piazza della chiesa, infine, si trova la più antica fontana del borgo, con incisa la data 1651.
La festa patronale di Sant’Ippolito si celebra il 13 agosto

Lo sapevi che …
La Cappella San Rocco, situata nel Borgo Vecchio in punta a Via La Rho (località Le Manne), fu edificata nel 1630 come voto degli abitanti di Bardonecchia per mettere fine alla peste scoppiata in quell’anno e che decimò la popolazione; fu distrutta nel 1728 a causa di un’inondazione e ricostruita negli anni successivi.
Ogni anno, tenendo fede alla promessa, il giovedì della terza settimana di quaresima si celebra il Santo con la lettura dell’antico voto.
Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo Martire
L’antichità dell’edificio è testimoniata dal piccolo campanile romanico. L’acquisizione delle prerogative battesimali nel 1632 portò ad un primo ampliamento dell’edificio, poi completamente ricostruito nella prima metà del Settecento. La chiesa si presenta a navata unica con abside a sud è preceduta da un piccolo piazzale sul quale si erge una croce rogazionale in marmo rosa della metà del Seicento. L’interno è dominato dal grande retable perfettamente adattato all’area absidale. La struttura tripartita, decorata da colonne tortili con foglie di vite a rilievo, ospita al centro la tela raffigurante la Madonna del Rosario con i SS. Ippolito e Lorenzo e, ai lati, due nicchie con le statue dei patroni, San Lorenzo e Sant’Ippolito. Il manufatto è impreziosito dalla doratura dei rilievi su sfondo celeste.
La chiesa ospita anche un secondo altare, dedicato ai SS. Rocco e Sebastiano, nel quale è inserito il dipinto raffigurante i titolari realizzato nel 1730 da Joseph Paci.
Notevole, anche il fonte battesimale in marmo rosa realizzato nel 1632 dal lapicida locale Anthoine le Ourcellet, decorato con elementi floreali, gli stemmi di Francia, del Delfinato, del Papato, la firma dell’autore e il martirio di San Lorenzo.
Infine pregevole è anche la croce processionale, un’opera d’intaglio ligneo dorato degli inizi del ‘700. Su una faccia sono rappresentati il Cristo crocefisso e nelle estremità dei bracci la Madonna e le tre Marie. Sulla faccia opposta è presente l’Assunta sorretta da 4 angioletti.
La festa si celebra il 10 agosto

Cappella di Notre Dame du Coignet
La cappella sorge in una radura poco sopra la borgata Les Arnauds. Dalla chiesa parrocchiale di San Lorenzo percorrere la strada sulla sinistra, oltrepassare il ponte e proseguire a piedi in salita per una quindicina di minuti lungo la mulattiera fino a raggiungere la cappella.
La cappella fu edificata a metà del XV sec. ed ampliata attorno al 1520 e conserva, sia all’esterno che all’interno, significativi cicli affrescati datati tra la fine del sec XV e l’inizio del XVI.
La facciata esterna presenta, al di sopra del portale, la raffigurazione dell’Annunciazione affiancata a sinistra da San Cristoforo e a destra da un frammentario di Sant’Antonio abate, datati ai primi decenni del Cinquecento.
L’interno fu invece affrescato ad opera del cosiddetto Maestro del Coignet e della Ramats e da un aiuto nel 1496 e negli anni immediatamente successivi. Alla mano del maestro principale si devono la Pietà, la Visitazione e San Grato sulla parete di fondo e il martirio di Sant’Agata sulla parete sinistra, mentre al secondo pittore sono attribuite le scene della Dormitio Virginis (a sinistra), Santa Lucia, il Cristo del dolore e l’Assunzione (parte destra). Un cartiglio posto al di sopra della Visitazione ricorda l’anno di realizzazione del ciclo principale (1496) e il committente, un certo Guy Presbiter.
La cappella è visitabile tutto l’anno in autonomia grazie all’APP “Chiese a Porte Aperte” che consente l’apertura automatizzata della porta d’ingresso e l’avvio di una “voce narrante”, abbinata ad un sistema di suoni e luci.
Guarda qui il video della Cappella

Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate
La chiesa è situata in frazione Melezet
L’attuale chiesa parrocchiale fu costruita tra il 1694 e il 1698 in sostituzione di quella originale, risalente al 1487, danneggiata dall’incendio che colpì l’abitato di Melezet nel 1694.
La chiesa, preceduta da un portico con gradinata, è a tre navate con presbiterio e abside rettangolare.
Tra le due scalinate di accesso all’edificio è presente un locale seminterrato che un tempo veniva utilizzato per le sepolture invernali quando la neve e il terreno gelato non consentivano i normali interramenti.
Il campanile, edificato reimpiegando molti materiali dell’antica struttura, conserva la guglia ottagonale in pietra in tipico stile romanico-delfinale.
All’interno di interesse è il retable dell’altare maggiore commissionato nel 1698 dal curato Jerome André, probabilmente ad una bottega dell’alta Maurienne, che richiama lo stile di manufatti analoghi conservati a Termignon (Maurienne). La struttura, a colonne tortili decorate da foglie di vite sormontate da una trabeazione a timpano spezzato che sorregge la figura di Dio Padre, racchiude la tela raffigurante la Vergine con Sant’Antonio abate e un angelo, donata nel 1698 da Jean Agnés de Geneys e attribuita alla bottega dei Dufour. Le decorazioni a ghirlande di fiori e frutti che adornano i pilastri e l’arcone del presbiterio sono invece opera di intagliatori di Melezet datate tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo.
Gli altari laterali, databili all’ultimo quarto del Seicento, provengono probabilmente dall’antica parrocchiale e richiamano lo stile di Jacques Jesse di Embrun.
Sono interessanti anche le testimonianze pittoriche conservate all’interno. Sulla parete destra del presbiterio è visibile l’Assunzione della Vergine realizzata da Paolo Gerolamo della Croce nel 1619, mentre nella navata sinistra si conserva il Crocifisso tra i santi Carlo Borromeo e Pietro di Lussemburgo assegnata alla mano di Jacques Roux e datata al terzo quarto del Seicento.
Risale infine all’inizio del Seicento il fonte battesimale in pietra, assegnato all’atelier locale dei Roude: una vasca a vaso con decorazioni a petali appoggiate su un piede polilobato. Il ciborio (struttura lignea soprastante) è formato da 7 pannelli lignei.
Elementi decorativi caratteristici della chiesa sono i grappoli del Melezet: intagli lignei di cascate e ghirlande di frutta e fiori con decorazione policroma vivace e doratura risalenti alla fine del secolo XVII inizio XVIII.
Infine da notare sulla piazzetta antistante la chiesa una pregevole fontana in pietra, con catino esagonale, del 1732, opera dello scultore Jean André, come recita la scritta su uno dei lati del catino.
La festa si celebra la 1° domenica di luglio

Cappella della Madonna del Carmine
La cappella è situata lungo la via principale della frazione Melezet, poco oltre la chiesa parrocchiale.
Costruita nel 1647 in onore della Vergine e di San Giuseppe e ampliata in successivi momenti dal 1657 al 1885. La fondazione della Cappella del Carmine coincide con la costruzione nel 1650 della “Confrerie du St. Scapulaire”.
L’attuale campanile venne ricostruito nel 1669, in sostituzione del precedente danneggiato da un grave incendio nel 1668.
Il retable maggiore (1679) è attribuito al maestro Jacques Jesse, uno dei migliori esecutori di tali arredi, in tutta l’alta valle Susa ed il Briançonnais, in cui importa modelli della cattedrale di Embrun, città in cui è originario.
Anche il bel portale ligneo della cappella, decorato con tralci di vite a bassorilievo, viene attribuito a Jean Jesse di Embrun.
La Cappella è sede del Museo di Arte Religiosa Alpina Melezet, inserito nel Sistema Museale Diocesano, e ospita un’importante raccolta di statuaria lignea ed oreficerie tessili, datati dal XV al XIX secolo e provenienti dalle chiese e dalle cappelle campestri della conca di Bardonecchia.

Cappella di San Sisto
La cappella è situata a circa un km dalla frazione Melezet, in località Pian del Colle, ed è raggiungibile in pochi minuti percorrendo un sentiero che parte nei pressi del campeggio Pian del Colle.
La cappella fu edificata su uno sperone roccioso nella seconda metà del XV secolo e reca interessanti testimonianze ad affresco sia all’interno che all’esterno. Sulla facciata è presente il Giudizio Universale, realizzato secondo lo schema tardogotico. In alto è presente la figura di Dio Padre, affiancato dal Cristo, dalla Vergine e da San Giovanni Battista; nella fascia intermedia, posti su scranni simmetrici, sono raffigurati gli Apostoli, cui sottostanno le schiere dei santi martiri (tra i quali spiccano Sant’Orsola e le Undicimila vergini) e confessori. Sulla sinistra campeggia la Gerusalemme Celeste, rappresentata come una città turrita davanti alla cui porta è presente San Pietro con le chiavi. Nella parte inferiore sono infine visibili le figure degli angeli che suonano la tromba del Giudizio, dei risorti e dei dannati. Il ciclo è attribuito al Maestro di Savoulx, pittore affine alla bottega dei Serra attivo nei primi anni del XVI secolo.
All’interno la parete destra presenta l’Annunciazione, il Martirio di San Sebastiano e il San Cristoforo realizzati da Bartolomeo e Sebastiano Serra nel 1475 su committenza di Matheus Andrè, mentre la parete di fondo ospita, suddivise in dodici riquadri, le scene della vita di San Sisto papa opera del Maestro di Savoulx dei primi anni del Cinquecento. Chiude il percorso pittorico la frammentaria crocifissione posta sulla parete sinistra della navata datata 1546.
La cappella ospitava anche, sull’altare, l’ancona lignea con San Sisto e la Vergine datata alla fine del XV secolo, ora conservata presso il Museo di Arte Religiosa Alpina di Melezet.
Sul tetto in scandole di larice svetta una celletta campanaria analoga a quella delle cappelle di Coignet e Horres.
La cappella è visitabile tutto l’anno in autonomia grazie all’APP “Chiese a Porte Aperte” che consente l’apertura automatizzata della porta d’ingresso e l’avvio di una “voce narrante”, abbinata ad un sistema di suoni e luci.
Guarda qui il video della Cappella

Cappella del Monte Tabor
La cappella è situata sulla vetta del Monte Tabor (3.183 metri) ed è dedicata alla Vergine Addolorata.
Si ipotizza che il nome Tabor sia di origine biblica, come anche i Re Magi, la Torre Barabba, … e che fu dato da un nobile locale di rientro dalle Crociate. La Festa della Cappella si tiene il 24 agosto, giorno in cui si santifica San Bartolomeo ma anche la Trasfigurazione di Cristo, che secondo la Bibbia, avvenne proprio in Galilea sul Monte Tabor.
L’origine della costruzione della Cappella non è chiara. Si pensa che sia stata eretta su alcuni resti pagani di un santuario dedicato alla Dea Iris lungo un itinerario di pellegrinaggio che dalla Spagna portava a Roma. Unica certezza è che nel 1600 era già presente e meta di pellegrinaggio.
La cappella è stata edificata su uno strato di permafrost composto da due differenti tipi di roccia: la parte posteriore della cappella poggia su quarziti mentre quella anteriore su delle fragili carniole giallastre e porose. Lo scioglimento del ghiaccio tra le rocce provoca il continuo cedimento delle fondamenta della parte davanti della Cappella e, questo nel tempo, ha reso necessari diversi lavori di ricostruzione e restaurazione.
La Cappella è costituita da un doppio edificio: un ricovero per pellegrini all’ingresso, separato da un cancello in ferro dalla cappella vera e propria in fondo. Sulle pareti della Cappella sono appesi numerosi ex voto.
La celebrazione della Messa alla Cappella avviene il giorno di San Bartolomeo il 24 agosto e dal 1860, anche il 16 luglio, a seguito di un voto fatto dagli abitanti di Melezet per far cessare un’epidemia di tifo. Il 15 luglio in serata si partiva a piedi da Melezet, si giungeva alle Grange di Valle Stretta, dove ci si riposava un po’ ed il mattino seguente si proseguiva fino alla vetta del Tabor.
Dal 1966 la partenza del pellegrinaggio avviene dalle Grange di Valle Stretta il mattino del 16 luglio. Un portatore apre la processione portando una croce, lungo il cammino si cantano delle Litanie e ci si ferma a pregare alle 14 Croci della Via Crucis. Una volta in cima, viene celebrata la Messa seguita da una processione che gira intorno alla Cappella cantando l’Ave Maria Stella con a capo il sacerdote che porta la statua della Vergine Addolorata.
Con l’ultima guerra la Valle Stretta e quindi anche il Monte Tabor sono stati ceduti alla Francia ma la Cappella continua ad essere cara alla tradizione religiosa degli abitanti di Melezet.
Oggi è meta di escursionismo estivo e di sci alpinismo

Cappella di Santa Margherita e San Sebastiano
La cappella è situata alle Grange La Rho.
La cappella dedicata a S. Margherita d’Antiochia e S. Sebastiano è già citata da antichi documenti come esistente nel 1488. Venne ristrutturata nello stato attuale nel 1604.
In facciata nella nicchia sopra l’ingresso è collocata una statua di Santa Margherita d’Antiocha, opera del 2008 proveniente da Ortisei in Val Gardena.
E’ pure presente una lanterna; anticamente funzionava a petrolio, era di notevoli dimensioni e la sua luce era ben visibile da Bardonecchia; la lanterna era tenuta sempre accesa per indicare ai viandanti la strada per il Colle della Rho; una persona, che risiedeva stabilmente alle Grange, era addetta alla sua manutenzione.
La meridiana è stata ridipinta nel restauro del 2007. L’interno ha avuto un restauro conservativo nel 2008.
La festa si celebra il 20 luglio

Cappella della Visitazione di Montserrat
La cappella sorge isolata ad una decina di minuti dalle Grange La Rho lungo la mulattiera che conduce all’omonimo Colle.
Essa fu edificata nel 1698 da Joseph Garnier di Bardonecchia per adempiere ad un voto e fu ampliata una prima volta nel 1716 ad opera di Pierre Beraud, genero del fondatore, e successivamente nel 1753-1754 ad opera del parroco di Bardonecchia don Agnés, il quale fece aggiungere all’edificio un portico per riparare i fedeli che si recavano in pellegrinaggio alla cappella. L’edificio, interamente restaurato tra il 2000 e il 2006, si presenta oggi con uno schema a navata unica suddivisa in due campate, la seconda delle quali è suddivisa dalla prima mediante uno stretto ingresso che immette all’attuale area presbiteriale corrispondente all’edificio primitivo. Esternamente la facciata è a capanna in pietra a vista mentre la copertura è in scandole in legno. All’interno dell’edificio è degno di nota, nel presbiterio, il bel retable ligneo intagliato e dipinto databile al XVIII secolo al centro del quale è posta la statua della Vergine del Montserrat.
La festa si celebra il 2 luglio.

Cappella di Santa Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria
La cappella è situata nella borgata Chaffaux nella Valle del Frejus.
Dal Borgo Vecchio raggiungere il ponte posto all’incrocio tra Via Modane e Via Pra d’la Cumbe, attraversarlo e proseguire lungo la strada sterrata e a tratti ripida che conduce in un’oretta di camminata alla cappella.
L’edificio, risalente al XV secolo, presenta una struttura architettonica semplice con navata unica divisa in due campate e una facciata a capanna sormontata dal campanile a vela e decorata da un bel portale con piedritti e arco in pietra e da affreschi esterni di San Cristoforo e della Vergine col Bambino datati 1537 e 1540.
Sul lato destro della cappella è presente un secondo ingresso. All’interno la zona del presbiterio è separata dall’aula tramite una cancellata lignea.
Tra il 2009 e il 2013 la cappella è stata oggetto di restauri che hanno riportato alla luce un esteso ciclo affrescato datato tra il primo e il secondo quarto del XVI secolo, opera di un anonimo frescante di cultura franco-piemontese non lontano dai modi dell’autore delle Storie di Sant’Andrea di Horres. Seppur lacunoso, il ciclo permette di ammirare un basso velario a bande bianche, rosse e ocra con motivi vegetali al di sopra del quale si dipanano, disposti attorno ad una nicchia che un tempo ospitava una statua, i riquadri figurati. Questi ultimi rappresentano in alto a sinistra Santa Caterina salvata dal supplizio della ruota dentata e a destra il Martirio di Sant’Agata. Il registro inferiore riporta invece un santo monaco, Santa Maria Maddalena, il Martirio di Santa Caterina. La base dell’altare, infine, presenta la raffigurazione del Mandylion, il velo della Veronica.
Di pregio l’acquasantiera del 1446 e il leggio in legno con intagliata l’intitolazione a S. Caterina del 1575.
La festa si celebra il 22 luglio

Chiesa Parrocchiale di San Pietro Apostolo
La chiesa è situata nella frazione Rochemolles.
Le prime fonti documentate che attestano con certezza l’esistenza della parrocchia risalgono al 1296. L’attuale edificio è frutto di una ricostruzione ed ampliamento avvenuti alla metà del XV secolo, mentre il piccolo portico di accesso, posto sulla fiancata laterale, risale al 1699. Fa invece parte dell’impianto quattrocentesco il campanile, originariamente in forme romanico delfinali, e privato della guglia nel 1749 a causa di una valanga.
La chiesa presenta una navata unica con abside poligonale orientata a est e decorata con costoloni in tufo. Alla navata è addossata, nei pressi dell’ingresso, la piccola cappella di San Sebastiano, mentre a fianco del presbiterio si apre un vano in cui è posto il coro.
L’interno è decorato da un bel soffitto ligneo a cassettoni con decorazione policroma a stelle, attribuito ad intagliatori alto valsusini attivi alla fine del XV secolo. Notevole è anche la cantoria posta sul lato occidentale della navata, datata al 1758 ma realizzata reimpiegando numerosi elementi del XVI secolo. Sono invece assegnabili i rustici seggi del coro che riprendono i motivi dell’arredamento domestico valligiano. Al centro è posto il leggio corale con credenzino (1571) decorato a scanalature e leggio (1621) con decorazioni intarsiate ed intagliate che raffigurano su un lato il sole raggiante.
L’interno della chiesa conserva una significa decorazione ad affresco. La cappella di San Sebastiano presenta sulla parete di fondo e sulle volte le scene della vita del santo, mentre nell’intradosso dell’arcone sono visibili le figure di San Sisto e Sant’ Apollonia. Sull’arco santo è invece presente una delicata Annunciazione. Entrambi i cicli sono attribuiti al Maestro del Coignet e della Ramats, affine alla bottega dei Serra di Pinerolo e attivo tra la fine del XV secolo e i primi decenni del XVI.
Sono da ricordare, infine, i dipinti che impreziosiscono la navata: la Madonna col Bambino e i SS. Pietro e Paolo (1698) e la Madonna del Rosario con i SS. Domenico, Caterina da Siena e Antonio Abate (1703), opera di Gabriel Dufour, cui si affianca l’Assunzione di Maria con i SS. Sebastiano e Rocco, databile ai primi anni del Settecento per affinità stilistica con le precedenti. Le tre tele conservano le ricche cornici originali intagliate, dorate e dipinte.
Il 23 gennaio di ogni anno viene celebrata la messa di Santa Emerenziana per adempiere al voto pronunciato nel 1706 a seguito di una valanga che distrusse buona parte del paese.
La festa si celebra la 1° domenica successiva al 29 giugno.

Pilone Prà Lavin
Il pilone è situato in località Pra Lavin a monte della frazione Rochemolles.
Dalla frazione salire lungo la strada sterrata in direzione della Diga fino al 5° tornante, da dove parte sulla sinistra un sentiero che in una decina di minuti porta alla località Pra Lavin.
Il pilone votivo è stato edificato alla fine del sec. XV, interamente affrescato con le figure della Pietà, di Santa Barbara, di San Sebastiano, di San Giacomo, di San Bernardo di Mentone, ed il mancato martirio dei Santa Caterina d’Alessandria. Gli affreschi sono databili agli anni compresi tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 e sono stati eseguiti da artisti che ripropongono la maniera dei Serra.

Chiesa Parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo
La Chiesa è situata nella frazione Millaures. Poco a monte del primo gruppo di case, svoltare a sinistra e proseguire per poche centinaia di metri.
L’antica chiesa fu edificata in occasione della nascita della parrocchia, avvenuta nel 1477. L’edificio attuale è frutto di una riedificazione pressoché totale avvenuta nel 1893-94 a causa dell’instabilità del terreno che aveva reso inagibile la chiesa antica. Di quest’ultima si conserva il campanile, datato al XVI sec. e realizzato in stile “romanico-delfinale”, con la tipica guglia ottagonale decorata da abbaini e acroteri.
Tra gli arredi spicca il retable dell’altare maggiore, datato al XVII secolo. L’imponente ancona, in legno scolpito, dorato e dipinto, presenta colonne tortili con tralci di vite a rilievo e conserva, nelle nicchie laterali, le statue del patrono sant’Andrea apostolo e di San Pietro. In alto il petit retable presenta una scena dell’Annunciazione a bassorilievo sovrastata dalla figura di Dio Padre. La tela centrale raffigura invece il Cristo che consegna a Sant’Andrea la croce del martirio.
Notevole anche il leggio corale conservato nella cappella di destra, realizzato nel 1508 dallo scultore M.B. di Melezet, il quale è una delle più antiche testimonianze dell’attività scultorea degli abitanti della frazione bardonecchiese. Il manufatto presenta scolpiti su un lato del lettorile il trigramma di Cristo, gli stemmi coronati di Francia e del Delfinato, il nome del committente, la firma dell’autore e la data; sull’altro lato è invece presente uno stemma coronato con tre gigli di Francia, affiancato da due porte di città merlate e decorate con tre torri e un campanile.
A pochi metri dalla chiesa parrocchiale è presente la Cappella di San Rocco eretta in adempimento al voto del 1630 per la fine della peste.
La festa si celebra la 1° domenica successiva al 30 novembre.

Cappella dei Santi Andrea e Giacomo
La cappella sorge isolata poco sopra le baite della borgata Horres a monte della frazione Millaures. E’ anche accessibile dalla borgata Rochas, situata sulla strada dello Jafferau percorrendo un sentiero per una ventina di minuti.
L’edificio presenta interessanti testimonianze pittoriche ad affresco sia all’interno che all’esterno. Sulla facciata sono parzialmente visibili le raffigurazioni dei SS. Pietro e Andrea e della Cavalcata dei Vizi, rappresentazione tipicamente tardogotica dei sette vizi capitali, personificati da uomini e donne che cavalcano animali allegorici. I vizi sono legati da una catena e la cavalcata si dirige verso la bocca di un mostro che rappresenta l’inferno.
L’interno è invece affrescato sia nella navata che nel presbiterio dalle scene delle vite di San Giacomo e Sant’Andrea e dalle raffigurazioni di Santa Lucia, di un frammentario Sant’Antonio abate, di San Giorgio che uccide il drago e della Messa di San Gregorio.
Il presbiterio ospita le scene della vita di Sant’Andrea. Sulle volte è visibile un vescovo che si salva dalla tentazione, Sant’Andrea che placa la tempesta provocata dal demonio, il santo che benedice un prigioniero in carcere; sulla parete di fondo sono invece descritte la flagellazione di Sant’Andrea e la sua crocifissione, seguita dalla sepoltura.
Le volte della navata ospitano le storie della vita di San Giacomo. Partendo da sinistra è visibile il mago Ermogene tra due diavoli, la predica di San Giacomo al popolo e il santo che spiega le scritture, mentre a destra sono presenti le scene di Fileto che tenta di convertire Ermogene, quest’ultimo che invoca i diavoli, il mago portato all’inferno dai diavoli mentre San Giacomo scaccia i demoni, il santo benedicente ed il suo martirio.
L’intero ciclo pittorico è assegnato alla mano di tre distinti artisti operanti in contemporanea intorno al 1530. Al primo artista, legato allo stile dei Serra, sono assegnate le scene della vita di San Giacomo; un secondo artista, identificato col Maestro di San Sebastiano a Plampinet, realizzò gli episodi della vita di Sant’Andrea sulla volta, la Santa Lucia e il San Giorgio; un terzo frescante eseguì infine le restanti scene della vita di Sant’Andrea, la Messa di San Gregorio e le decorazioni della facciata.
La cappella è visitabile tutto l’anno in autonomia grazie all’APP “Chiese a Porte Aperte” che consente l’apertura automatizzata della porta d’ingresso e l’avvio di una “voce narrante”, abbinata ad un sistema di suoni e luci.
